exitplanetdust님의 저널, 2015년 03월 3일

Spesso chi usa programmi rigidi lo fa per risparmiare tempo. Un esempio su tutti: se una persona che pesa 80 kg, calcolasse il suo mantenimento come se fosse una persona di 70 kg, automaticamente mese dopo mese, virerebbe verso quel peso, il corpo creerebbe un nuovo set point e gli sarebbe difficile ingrassare nuovamente. Sarebbe la soluzione ideale ma sarebbe lenta. Se una persona per 6 anni continua con un piano alimentare/attività non estremo, avrà gli stessi risultati di qualcuno che ci mette 1-2 anni con un piano più rigido.  

In effetti, io più che mirare ad un dimagrimento, miro a trovare un equilibrio. Nel senso... sì, la pancetta mi dà fastidio in quanto inestetica, ma da quel punto di vista, ormai ci conviverei tranquillamente, perché è sempre stata lì, in fin dei conti, chi se ne frega. Però, mi rendo conto che la pancia è indice di abitudini sbagliate. È segno, dunque, di una mancanza di equilibrio. Vale a dire: ci sono errori o abitudini da rivedere nella mia alimentazione e in generale, nel mio stile di vita. È lì che mi interessa agire, innanzitutto. Quindi, non mi interessa andare di fretta per ottenere il fisicaccio da esibire in spiaggia, o cose del genere. Mi interessa trovare un mio equilibrio che, come facevi notare tu Jared in un'altra nota tempo fa, sia sostenibile. 

E' tutta questione di tempo e abitudine. Noi ci laviamo i denti automaticamente, per abitudine, ma se non fosse per abitudine anche lavarsi i denti potrebbe sembrare insostenibile, una perdita di tempo e uno stress o un'azione troppo complessa. Quando si inizia un percorso salutistico, si tende ad allontanarsi completamente da ciò che reputiamo "dannoso" perché non ne abbiamo il controllo e ci sembra che basta niente per ricadere. Si cercano risultati immediati e anche l'approccio con il cibo è molto meccanico: non vengono in mente molti piatti, si mangiano le stesse cose, se ne aboliscono tante che troviamo difficile controllare. Ma con il tempo, diventa immediate capire come preparare un piatto con quello che ci è davanti, come insaporirlo con cibi meno dietetici ma senza esagerare, come far entrare piccole porzione di cibi di difficile controllo senza che danneggino il resto, come puntare sulla continuità che non sulla rapidità del percorso e specialmente dell'esercizio. Alla fine un percorso salutistico è come qualsiasi altra capacità che si apprende. Come suonare il piano: quando inizi elimini almeno quattro dita, che già ti sembra difficile controllarne una, quando queste rientrano in gioco perché ne abbiamo il controllo, eliminano l'altra mano che già una basta. Poi passano gli anni e suoni con tutte e due le mani, seguendo lo spartito e magari conversando con la persona vicino a te.  

Vero, ho già notato che rispetto a quando ho iniziato a controllare l'alimentazione, intorno allo scorso dicembre, ora mi muovo con molta più disinvoltura, e a fine giornata di solito i conti tornano: riesco a rispettare il programma quasi naturalmente. È l'equilibrio che cercavo! 

Mentre all'inizio era un continuo scervellarsi, un impegno gravoso che mi portava via anche delle ore. 

Ci vuole del tempo ma poci ci si abitua.. io lo noto ogni volta che cambio qualcosa nell'alimentazione (ripartizione macro)... dopo un pò viene naturale